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Il romanzo Le ricette della signora Tokue di Durian Sukegawa, pubblicato da Einaudi nel 2018, e da cui è stato tratto l'omonimo film di Naomi Kawase presentato a Cannes nel 2015, è un libro poetico e complesso nella sua semplicità. Un piccolo capolavoro che, nella tradizione letteraria giapponese, racconta una storia con eleganza ed essenzialità.

La storia parla di Sentaro, un uomo solitario e ombroso, che lavora in una bottega di dolci nei sobborghi di Tokyo. È costretto a lavorarci per un debito contratto col il proprietario della bottega, ma non ha alcuna vocazione da pasticciere. Tutto il giorno, tutti i giorni, Sentaro prepara e confeziona i dorayaki, un tipico dolce giapponese a base di pandispagna e marmellata di fagioli azuki. Sentaro lavora il minimo indispensabile e affoga l’infelicità nel sakè.

Ma un giorno appare Tokue, un’anziana signora, che si presenta come aiuto pasticciera. Sentaro decide di assumerla dopo aver assaggiato la sua gustosissima confettura di fagioli. Grazie a ciò le vendite raddoppiano e Sentaro impara la ricetta segreta dell’anziana cuoca: «Si tratta di osservare bene l'aspetto degli azuki. Di aprirsi a ciò che hanno da dirci. Significa, per esempio, immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto. Ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi». I dorayaki e la confettura di fagioli azuki diventano, quindi, un pretesto per un viaggio nell’interiorità dei personaggi, che con profondità e malinconia affrontano gli ostacoli della vita.
Un romanzo agrodolce così come la confettura di fagioli della signora Tokue.

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